Pochi sono a conoscenza delle piccole somiglianze che due famose serie
tv, uscite in due periodi, hanno in comune. Stiamo parlando di due
serie quali Dragonball (per i giovani e bambini di oggi) e The Monkey
(per i bambini di allora, oggi 30enni). Anche se Dragonball è arrivata
ormai alla quinta (o sesta) serie. Tutti noi ricordiamo che il primo
Dragonball aveva come eroe un bambinetto di nome Goku, alto più o meno
come Gigi la Trottola e che volava grazie a una nuvola. Ebbene, un sito
ci racconta tutta le somiglienze tra questa serie e Monkey:
LA LEGGENDA DELLO SCIMMIOTTO D'ORO
Da Monkey a Dragonball: quando il mito millennario di Goku incontra il manga!
C'era una volta... un uovo d'oro. Dall'uovo nacque un pestifero scimmiotto, che
un giorno osò sfidare il Buddha e fu punito. Rimase chiuso in una montagna per 500 anni.
Quando fu liberato da un monaco buddista, Son Goku lo scimmiotto iniziò un lungo viaggio alla ricerca dei Sutra
– i sacri testi del Buddismo – abbandonando il suo carattere irrequieto e divenendo più saggio.
Non è una storia come le altre, ma una delle leggende più famose di tutto l'Estremo
Oriente. Appartenente all'antica tradizione cinese, è conosciuta come “Sun Wukong”,
“Lo scimmiotto di pietra” e attribuita all'autore Hiuan Tsang, vissuto nel XVI secolo.
Ancora oggi il mito è così noto da essere fonte di ispirazione per numerosi mangaka.
Il mondo del manga lo ha spesso riletto in chiave comica, grazie soprattutto alla schiera
di personaggi tratteggiati come simpatiche macchiette e al carattere di Songoku accentuato
fino al grottesco.
Negli anni Cinquanta l'inesauribile genio di Tezuka Osamu dà ancora prova di sé,
sfornando il bellissimo manga “Boku no Son Goku”, “Il mio Songoku” (1952), liberamente
ispirato alla leggenda.
Il fumetto mescola l'ironia della storia con il contesto picaresco di un viaggio
“allo sbaraglio”: partiti insieme verso l'India, Songoku e il monaco buddista
Sanzohoshi incontrano sul loro cammino il maialino Hakkai e il demone kappa Sagojo,
che si trasformano da goffi nemici in divertenti compagni di viaggio.
Il successo di Songoku convince la Toei Doga, casa di produzione cinematografica, a
investire nella trasposizione animata del manga, sicura che la popolarità della trama
in tutto l'Estremo Oriente non dia rischi di flop nelle sale.
È il 1960. La Toei dà inizio al progetto di “Saiyuki”, “Viaggio verso Occidente”,
in Italia “Le tredici fatiche di Ercolino”. È il primo adattamento animato giapponese
delle avventure dello scimmiotto Songoku.
Tezuka collabora a sceneggiatura, storyboard e regia: è il suo debutto nel campo
dei manga eiga. Il film ottiene un discreto successo, ma è anche l'unica volta in
cui Tezuka lavora per la Toei a causa dell'infelice rapporto creatosi.
Sette anni dopo Saiyuki, Tezuka riprende la storia di Songoku e ne fa una serie a
nimata, “Goku no Daiboken” (1967), in Italia “Monkey, La scimmia”.
Sfruttando il contemporaneo boom dei gag manga e il massiccio pubblico conquistato
con “Tetsuwan Atom”, “Astroboy” (1963), la Mushi Productions, casa di produzione di
Tezuka, realizza una nuova parodia del viaggio di Goku.
L'ottima grafica e una buona dose di comicità e d'avventura non salvano il cartone
dalle denuncie delle PTA per volgarità di linguaggio, causandone l'interruzione in TV.
Sul finire degli anni Settanta la fantascienza rilancia il mito di Goku. Matsumoto
Leiji, autore-culto delle serie spaziali “Uchu Senkan Yamato” (1974) e “Uchu kaizoku
Captain Harlock” (1978), rispettivamente da noi “Starblazers” e “Capitan Harlock”,
immagina il mito di Saiyuki in un lontano futuro tra galassie perdute.
Nelle due serie di “SF Saiyuki Starzinger”, “Starzinger” (1978-79) l'epico viaggio
rivive nelle avventure del cyborg Jan Kogo, della principessa Aurora e dei loro
compagni in rotta verso il Grande Pianeta per dare nuova vita all'Universo.
Kogo è molto simile a Goku: ribelle e talvolta violento, esprime la sua
animalità nel conflitto interiore tipico del cyborg.
Possiede un bastone iperestensibile, ha un cerchietto alla testa che ne domina
la forza e vola su un'astronave.
Negli anni Ottanta la popolarità del mito di Saiyuki tocca l'apice con il manga
Dragonball. L'autore Toriyama Akira crea un mix irresistibile grazie a ingredienti
sempre vincenti come avventura e comicita'.
Da Saiyuki Toriyama riprende personaggi principali, alcuni episodi chiave e
naturalmente il protagonista, Goku, bimbo buffo e fortissimo con la coda di scimmia.
Dragonball non racconta più il viaggio a Ovest ma la ricerca delle sette sfere del
drago. Una storia incredibilmente vicina al mito tutto europeo del Graal.
Lo stile grafico di Toriyama e il personaggio di Goku - simbolo ufficiale dello
scimmiotto d'oro - fanno di Dragonball la versione più demenziale della leggenda orientale.
Decisamente il mito di Saiyuki non cessa di essere fonte di ispirazione per i mangaka.
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